venerdì 13 maggio 2016

Charles Baudelaire - "Il vampiro"

Tu che t'insinuasti come una lama
Nel mio cuore gemente; tu che forte
Come un branco di demoni venisti
A fare, folle e ornata, del mio spirito
Umiliato il tuo letto e il regno-infame
A cui, come il forzato alla catena,
Sono legato; come alla bottiglia
L'ubriacone; come alla carogna
I vermi; come al gioco l'ostinato
Giocatore, - che tu sia maledetta!
Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
Di conquistare la mia libertà;
Ed il veleno perfido ho pregato
Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
Ed il veleno, pieni di disprezzo,
M'han detto: "Non sei degno che alla tua
Schiavitù maledetta ti si tolga,
Imbecille! - una volta liberato
Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
Tu faresti rivivere il cadavere
Del tuo vampiro, con i baci tuoi!"


da I fiori del male


Commento:
Baudelaire dedica questa lirica all’attrice Duval, alla quale si sente legato da un rapporto malato di dipendenza: la odia, però la vuole con sé. Il poeta soffre perché non trova soluzione: non ha pace perché non può stare con lei e non può vivere senza di lei. La personificazione del veleno e della spada, che gli voltano le spalle, manifesta il desiderio del poeta di uccidere sé stesso o di uccidere la donna, aspirazione frustrata dalla consapevolezza dell'eternità di questo amore maligno: anche morta, il poeta la risveglierebbe con i suoi baci, trasformandola in vampiro.

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